prova

prova

martedì 31 marzo 2015

Il MARDI GRAS DEI PLOF

Una sera come tante vai ad un concerto con la tua amica Lory Diablo per ascoltare un gruppo che ti piace e che segui da anni. Prendi una birra, poi un’altra ed un’altra ancora e nell’attesa ascolti i gruppi spalla. Lory Diablo inizia a scatenarsi per una band che non avevo mai sentito. «Sono fighi» urla. Si chiamano PloF, “nome strano, cosa significherà?” penso, e anche la mia attenzione si concentra su questi ragazzi che si agitano sul palco. Il sound mi colpisce e mi ricorda il post-punk revival dei primi Arctic Monkeys, mentre i testi sembrano più vicini al nonsense surrealista dei Devo. Noto che non è solo Lory Diablo a scatenarsi, ma anche il pubblico presente. Anch’io mi scompongo pur mantenendo la mia aplomb e decido quindi che a fine concerto prenderò contatti per scrivere un post su di loro.

Lory Diablo al cantante che poi scopriremo chiamarsi Fabrizio: «Scusa, intanto complimenti, avete spaccato…poi siccome abbiamo un blog, vorremmo intervistarvi se vi va?» e così ci ritroviamo un sabato pomeriggio a chiacchierare di musica e non solo con questi ragazzi.



I PloF nascono nel 2012 a Montalbano di Fasano, ridente località del brindisino molto florida dal punto di vista musicale (vedi i Moustache Prawn), a quanto dicono un po’ per caso, per una serata nel circolo Arci Eliogabalo di Fasano. A Fabrizio (voce e chitarra), che componeva canzoni, si sono uniti Giovanni (chitarra), Angelo (batteria) e Ronny (basso). Si ispirano ai Primus, band indie-rock americana dai testi irriverenti, ma anche a Frank Zappa. Uniscono nella loro musica atmosfere fumettistiche e cartoonistiche, suoni acidi e post-punk e una buona dose di umorismo e di autoironia, utile a far divertire il pubblico, prendendosi in giro senza però cadere nel ridicolo.
Sempre nel 2012, nel loro primo anno di vita, partecipano al festival Frequenze Mediterranee a Matera.
Il 2013 è la loro annata migliore: vincono le selezioni regionali per l’Arezzo Wave Puglia, il Dirockato di Monopoli e il contest “Alz u bbanne” di Castellana Grotte. Nello stesso anno lavorano ad un album, mai uscito, e organizzano un minitour tra Bologna, Perugia, Pisa (mai tenutosi) per il lancio del loro primo EP Mardi Gras, ministorie di personaggi come “Bobby Bob” e “Juan Soup”, da cui è tratto anche il video di “Sex Appeal”, realizzato dagli “Acqua sintetica” e in cui il sogno erotico di un bambino è una madre - milf (lo trovate cliccando qui https://www.youtube.com/watch?v=UhSTSciH3hI) .
Mardi Gras è solo all’apparenza un’opera non sense, in cui i testi surreali, rigorosamente in inglese, accompagnano storie che sembrano slegate l’una dall’altra, raccontate da una voce computerizzata. Se c’è un senso in questo Ep è proprio nel non sense, che crea curiosità nell’ascoltatore e lo spinge a porsi delle domande.
Se ascolti “Oh Bobby non lanciare il cane dalla porta” qualche domanda te la poni. Io me la sono posta, ma non ho trovato risposte ancora. L’attenzione è stata catturata però, quindi l’obiettivo è centrato.
Il 2014 è un anno di pausa per il gruppo, che riprende a suonare nel 2015 e, a quanto dicono, quello a cui ho assistito con Lory è il loro primo live post anno sabbatico.



Mentre cerco di ascoltare Fabrizio con le mie KreTine, Giovanni disegna strani personaggi sul mio block notes, mi dice che la loro canzone più lunga dura 5 minuti e in mezz’ora di concerto riescono a suonare due volte il loro repertorio e mi consiglia di ascoltare i Uochi Toki: prendo nota! Nel frattempo sono passate più di due ore senza che me ne sia accorto e dalla musica siamo passati a parlare di appartamenti condivisi che ricordano spesso centri sociali e partite di calcetto nei campetti di San Pio. Lory mi ricorda di far posare i ragazzi con il nostro banner in cartone riutilizzato per una foto, io li saluto ringraziandoli per il tempo dedicatoci.
Mi riprometto di ascoltare con attenzione il loro EP, la mia traccia preferita è “Trumpets” e la ascolto mentre scrivo questo post mettendo insieme i vari appunti presi.
Ciao PloF, ci rivediamo al prossimo live con le mie KreTine, quando non sarete più il gruppo spalla che non conoscevo!

NOTE A MARGINE: il nome PloF non ha un significato preciso, è una semplice onomatopea e ricorda un oggetto che piomba in acqua.
Quando verrete a giocare a calcio di notte nella villetta sotto casa, ricordatevi di noi: magari ci uniamo!  


Per info e news sul gruppo linkiamo la pagina Facebook:

     

domenica 29 marzo 2015

CENTO COLPI DI FRUSTA PRIMA DI MONTARE L’ALBUME A NEVE

Il primo anniversario con T. è alle porte e devo già trovare un modo per ravvivare un rapporto stanco, che si trascina per inerzia. La passione dei primi mesi un lontano ricordo, tanto che nel frattempo è entrato in gioco C., ventiduenne conosciuto in palestra tra uno squat e una sessione di addominali, duro come granito, caldo come il sole di ferragosto. Tutto il contrario di T., flaccido come una prugna rinsecchita e freddo come i suoi piedi sotto le coperte.
C. è una tentazione, ma non voglio scappare da T. Non lo amo più come un tempo, ma mi trasmette sicurezza, un rassicurante orso Yoghi a cui aggrapparmi nei miei momenti di crisi!

L’analista mi ha consigliato di dare una scossa al rapporto per salvarlo, qualcosa di forte ed estremo da provare nel giorno del nostro anniversario: «Al massimo vi lasciate in tronco…ma non sarà così, fidati!».
Seguo il suo consiglio e inizio a cercare su Google “GIOCHI SADOMASO”.
Risultati della ricerca:
-         manette (NO!!!);
-         dildo e fisting (ASSOLUTAMENTE NO!!!);
-         pinze per capezzoli (NO, HO I CAPEZZOLI TIMIDI!!!);
-         immagini di modelle legate con corde (NO, MI RICORDANO SALUMI!!!);
-         foto di BARBARA D’URSO (PERCHÉÉÉ!?!?!);
-         fruste, una marea di fruste (AGGIUDICATE!!!).

Sono fortunato e al primo sexy shop trovo LUI: frustino in cuoio di ottima foggia, prezzo abbordabile, un po’ maestrina hitleriana, un po’ fantino se ti prendo ti rovino…lo compro, è mio! Non mi resta che tornare a casa, preparare la cena, attendere T. e, dopo la cena, abbondante dose di sesso, sfrenato e sporco si spera, uso del neoacquisto compreso.

22:30. Riconosco i passi pesanti di T. nelle scale, apre la porta e mi viene incontro con un mazzo di rose. «Buon anniversario, e scusami per il ritardo…mi farò perdonare!» mi dice con occhio malandrino. “Sesso abbondante, sfrenato e sporco” penso io.
«Se saltassimo la cena?» chiede T. in modalità Franco Trentalance. “Sesso, sesso, ancora sesso…e frustino!” penso io.
Ci dirigiamo in camera da letto, T. mi sembra stranamente carico, lo spingo sul letto: «Torno subito…ho un regalo per te!». Corro in salotto a recuperare il frustino nascosto nel cassetto delle tovaglie, per la foga sbatto l’alluce all’angolo del divano, ma il dolore è nulla. “Sesso abbondante, sfrenato e sporco…frustino, dolore, ma sesso!”. Mi precipito in camera da letto, frustino alla mano e bava alla bocca…e T. si è addormentato nell’arco di 5 minuti netti! “Sesso abbondante, sfrenato e sporco…ADIEU!”.

Il frustino giace da un mese nel ripostiglio, nel dimenticatoio come l’eros con T.

Altro che 50 sfumature di grigio, nero, rosso…per noi KreTine solo 100 colpi di frusta prima di montare l’albume a neve!



venerdì 27 marzo 2015

IT GIRL E KRETINE

Oggi parliamo di IT GIRL! Un termine che ormai è sempre più in voga nelle riviste di moda più famose del mondo! Bene, digitando It Girl su Google compare la definizione di ragazza super glamour, iperfashion, che partecipa a sfilate e party esclusivi, spesso di nobili origini, di buona famiglia o che al contrario si è fatta strada da sola: una ragazza che, in ogni caso, sa suscitare attenzione ed interesse su di sé!
Ecco, diciamo che attenendoci a questa affermazione, le It girl sembrerebbero delle fashionissime nullafacenti: che meraviglia!
In realtà, andando più a fondo nella mia ricerca, tale termine inizia a prendere piede nel 1965 per delineare la personalità di Edie Sedgwick, la famosissima musa di Andy Warhol e membro di spicco della sua Factory. Edie da ragazzina viziata, priva di carattere e talento, diventò accanto ad Andy diva, attrice, ballerina, trasformandosi in una vera e propria opera d’arte pop vivente. Il loro rapporto simbiotico nell’arco di un anno li portò a girare una decina di cortometraggi. Insieme dettarono legge nella moda e nell’arte, diventando il punto di riferimento della cultura underground anni ’60.





























Ma chi sono le It Girl odierne? Icone di stile come Alexa Chung e Sienna Miller ad esempio, che ripropongono in queste versioni moderne e rivisitate lo stile dei favolosi anni '60. Non è un caso se, con quella sua verve inconfondibile, ritorna in questo 2015 lo stile Sixties fatto di minigonne, abitini ad A con fantasie geometriche ed optical, tutti rigorosamente corti, anzi cortissimi, per scoprire le gambe alla Twiggy style. Uno Swinging London style che si enfatizza con colori sgargianti, stampe, maglioncini a collo alto o con scollo a barchetta da portare su morbide camicette bianche. 

Anche noi KreTine ci tuffiamo quindi nelle atmosfere glamour della "Londra ballerina" e ci sentiamo tutte, anche solo per una sera, delle It Girl!


mercoledì 25 marzo 2015

IL FRANCO CACCIATORE

Mi chiamano Der Freischütz. Anzi meglio: mi faccio chiamare così.
Letteralmente significa “il tiratore scelto”, che di per sé non dice tanto.
Io speravo invece di fare riferimento alla mia libera, naturale, mai repressa indole di seduttore, grazie alla mendace traduzione italiana del titolo a cui fa riferimento: “Il franco cacciatore”. Dove franco sta per libero; non vogliamo certo riferirci al cacciatore Franco che ogni domenica, anche quando non è stagione venatoria, va ad impallinare le specie protette.

Mi piace cacciare, flirtare, sedurre le donne per un'intera serata, fino a quando non sono convinte di avere davanti un bel pezzo di manzo da cuocere in un forno lussurioso.
180° per 20 minuti, innaffiato con un bicchiere di vino rosso, ben oliato, sale e pepe q.b..

Ho questa dote, che mi è stata concessa, di saper trovare sempre una frase ad effetto da declamare, una domanda critica che mette tutto in discussione, un pensiero profondo e inaspettato su cui riflettere, una battuta o una frecciatina da scagliare. È come lanciare una lenza e aspettare che la preda abbocchi all'amo. Ma in tal caso mi farei chiamare “il libero pescatore”. Noi stiamo parlando di donne, quindi diciamo che lancio loro una pochette!

Dopo che hai iniziato a parlarci, se sei uno furbo come me, la strada è spianata: basta saper trovare una frase ad effetto, una domanda critica che mette tutto in discussione, un pensiero profondo ed inaspettato, una battuta o una frecciatina da scagliare, nell'ordine che si preferisce. Basta che tu non dica mai quello che è giusto per lei!

Perché per andare a letto con una donna è sufficiente dire il falso.
Ecco, in realtà mi riferisco ad uno specifico genere di donne, quelle della mia generazione, quelle emancipate. Così tanto emancipate da essere colpite da frequenti attacchi di “disagio”.

Parliamo inoltre, di relazioni che durano più a lungo di una notte. Le sveltine arrivano a caso, devi solo saperle cogliere. Ma dopo aver lavorato una serata intera non ho nessuna intenzione di finire tutto alla mattina.
Diciamo che io sono uno che riesce a capire i disagi di queste donne e da dove vengono. Ovviamente non glielo dico, altrimenti capirebbero la trappola. Sarebbe come far uscire la lepre dalla tana e poi sparare dall'altro lato.
Una volta in questo modo ho colpito inavvertitamente una faraona di mezza età. 360° per tre ore e mezzo di sesso: mi ha carbonizzato!
Un'altra volta invece ho colpito Franco, il cacciatore. Mai più sbagliato dopo.

In ogni caso quella storia sul fare del bene agli altri per stare bene con sé stessi, non è una cosa che funziona per questa vita. In questa vita contano solo le cose che facciamo per noi stessi!
Diciamo che non faccio del male di proposito, ma tengo sempre d'occhio quello che può andare contro i miei interessi. Il che significa semplicemente che devo far credere sempre che le cose che loro dicono siano giuste e che perbacco, se aveva ragione lei sulla sua amica! È evidente che aveva ragione!
Sì perché se dicessi la verità, troverebbero prima la giusta strada per loro. Ma il disagio? Se lo superassero veramente, di quale disagiata andrei a caccia?

Per ricordare loro il nostro patto mi faccio trovare in giro con qualcun'altra a volte, perché ricordino sempre che non devono innamorarsi di me, se vogliono che io continui ad ascoltare ciò che hanno da dire. Ciò che è più sorprendente è che questo funziona solo perché credono alle bugie che dicono a loro stesse. In realtà, non sono io a dire il falso, come sostenevo prima, bensì esse. Io mi limito ad avvalorare la loro tesi sbagliata, e le donne vanno matte per questo. Ciò che devo fare è solo obnubilare la mia onestà intellettuale fino a quando non sono stanco di loro.

Una volta “disagiavo” una ragazza di nome Elisa, ma le amiche la chiamavano “la Betty”. Dalla terza volta che ci siamo visti la Betty mi disse di non provare nulla per me, di essere alla ricerca di una storia di solo sesso. Io finsi di potermi accontentare, quando in realtà pensavo di avere metà del lavoro già pronto. Per tutta risposta, la Betty, dopo un paio di mesi, si innamora di me. Dal momento in cui ho capito i suoi sentimenti ho iniziato a dirle la verità e a farla ragionare obiettivamente.
Non che io abbia il potere di cambiare di colpo l'opinione della gente, ma con lei mi è bastato farle capire che se lei ha sempre ragione, è naturale che gli altri abbiano sempre torto, ma che se anche una sola altra donna all'infuori di lei avesse sempre ragione, è impensabile che tutti gli altri abbiano torto.



NOTA A MARGINE DELLE KRETINE: nella lettura del post tenete bene a mente che è un “maschio” a scrivere, quindi prendete le sue parole con cautela…se assunto in dosi eccessive può causare “disagio” nelle lettrici… abbiatene pietà, le KreTine ringraziano!




lunedì 23 marzo 2015

WANNABE A BLACK F.I.G.A.: LAURYN HILL

Se dovessi rinascere, nella mia prossima vita vorrei essere una donna di colore, forte come solo l’ebano sa essere, cresciuta in un quartiere malfamato di periferia tra sparatorie, tossici molesti, fame e stenti. In particolare, mi vedrei bene come “black F.I.G.A.”, che dopo aver passato l’inferno un giorno non solo vede la luce, ma raggiunge le stelle grazie alla musica o al cinema. Perché le “black F.I.G.A.” sono le stelle nere cui una KreTina goffa e candida come il latte aspira, veri e propri modelli da imitare, divinità pagane cui sacrificare il proprio tempo libero.

La prima “black F.I.G.A.” di cui voglio parlarvi è Lauryn Noelle Hill, cantautrice meglio nota come Lauryn Hill. Miss Hill nasce nel 1975 in New Jersey e inizia la sua carriera nel mondo dello showbiz come attrice di soap opera.
La prima apparizione di questa Madonna nera nella mia vita avvenne con il film Sister Act 2, in cui Lauryn interpretava il ruolo della giovane studentessa Rita Watson, osteggiata dalla madre nel coltivare la sua passione per il canto e aiutata nell’inseguire il suo sogno dalla matrona Whoopi Goldberg (anche lei “black F.I.G.A.” di cui parleremo). Celebre la scena in cui seduta al piano con un’amica intona il gospel “His eye is on the sparrow” e la suorina che la sta spiando si commuove per il suo talento nascosto (https://www.youtube.com/watch?v=dv2HrpWiSKM). A 12 anni provai a ripetere la scena con mia sorella, ma mia madre mi lanciò dietro una ciabatta perché avevo lasciato i segni del dentifricio nel lavandino del bagno.

Lauryn Hill raggiunge però il grande successo con il gruppo hip-hop soul “The Fugees” e l’album “The Score”, trascinato dalla cover di “Killing me softly” di Roberta Flack.
Su KreTine confessate: quante di voi hanno provato a cantare questa hit sentendosi delle regine del soul che manco Aretha Franklin ai tempi d’oro avrebbe osato?

Il gruppo si sciolse nel 1997 e per Miss Hill fu l’inizio della carriera da solista, culminata l’anno successivo con la pubblicazione di “The Miseducation of Lauryn Hill”: non un album, ma l’album! Una fusione di soul, reggae, R&B e hip hop per capolavori come “Doo-wop (that thing)”, “Ex-factor”, “Everything is everything”, la rivisitazione in chiave neo-soul della hit disco “Can’t take my eyes off of you”.
Alla mia morte, mettete in loop quest’album durante la cerimonia funebre: avrete reso felice una KreTina morta!  

“The Miseducation of Lauryn Hill” vende quasi 20 milioni di copie nel mondo, raggiunge la vetta delle classifiche USA e UK, vince 5 Grammy su 11 nomination: un primato che verrà battuto solo da Amy Winehouse anni dopo. L’album segna però anche la fine della carriera di Lauryn, che decide di dedicarsi alla vita privata e al compagno Rohan Marley, figlio di Bob, concedendosi ogni tanto rarissime apparizioni.


Mentre scrivo questo post apprendo con piacere che rivedremo presto Lauryn in Italia, il 13 luglio a Roma, e cerco disperatamente un biglietto per questo concerto evento. In realtà ho un po’ paura di vederla dal vivo perché temo mi cada un mito. Tuttavia penso che una “black F.I.G.A.” non perda il suo fascino nel tempo e Lauryn Hill lo è…quindi cerchiamo questo biglietto per Roma mentre cantiamo “Guys you know you better watch out…some guys, some girls are only about…that thing, thAt thing, THAT THING”.


sabato 21 marzo 2015

IL TAMARRO PERDE IL PELO, MA NON CONCHITA WURST!

Tutte le KreTine almeno una volta nella vita sono incappate nell’uomo tamarro, per loro sfortuna! Il tamarro è come un virus esotico che ti contagia durante una vacanza alle Maldive e in un attimo trasforma quell’angolo di paradiso in una landa triste e desolata.
Solo il tamarro riesce a farti sentire quel brivido lungo la schiena con un semplice SMS: “BNgiorno, K AI fatto ieri sera? PRK non mi AI kiamato?”.

Perché una KreTina incappa in un tamarro?
Le spiegazioni sono molteplici:
1.      astinenza sessuale prolungata, per cui anche il tamarro va bene, purché si batta chiodo;
2.      spirito caritatevole della suora laica in missione in Malawi, che, mossa da compassione, spera nel ravvedimento del tamarro;
3.      dolore post-rottura da fidanzatino a modo, che dopo la lezione di filologia romanza ti porta a fare un giro in canoa, ti ragala un mazzolino di fiori colti al momento e un libro di poesie di Keats, ma che nel frattempo in canoa ci porta anche Maria, Dolores, Assunta, il tutto a tua insaputa, e quando lo scopri pensi: “Mai più con uno così, piuttosto tamarro, ma onesto!”.

Nel mio caso, i tre elementi si sono fusi un un’unica KreTina. Uscivo da una storia travagliata con uno studente di biologia, che mi scriveva lettere d’amore, mi dedicava canzoni, mi riempiva di regali, ma aveva anche un profilo segreto su Grindr, nota app per incontri gay, col nome di “Cocklover 89” e foto di Harry Louis, famoso pornoattore gay. Fosse stato realmente Harry Louis ci avrei messo non solo una pietra, ma una montagna intera sopra, ma lo studentello con la panza lo mollai e mi lanciai tra le accoglienti braccia di M. (il tamarro).
SETTIMANA TIPO DI M. (IL TAMARRO): dopo il lavoro, almeno 2 ore giornaliere di palestra; il lunedì doccia abbronzante; il mercoledì estetista per sopracciglia (ormai inesistenti), manicure e pedicure;  il venerdì dal parrucchiere; sabato o domenica giro di shopping al centro commerciale. Nessuna traccia di libri, teatro, musica o cinema d’autore. Una sola volta mi portò al cinema per vedere l’ultimo film di Checco Zalone: lui entusiasta e divertito, io per quasi 2 ore in attesa che la balconata mi crollasse in testa e mi uccidesse sul colpo!
Per tre lunghi mesi ho retto tutto, appagato dagli intensi orgasmi che un sesso più che soddisfacente mi procurava, ma alla fine arrivò il punto di rottura, che si riassume in una sola parola: CERETTA!!! M. mi chiese espressamente di depilarmi perché il mio pelo lo infastidiva, raccontandomi dei suoi tentativi andati a vuoto di liberarsi della barba con uno strano trattamento a base di laser. In effetti era sempre liscissimo, al contrario di me, esemplare di scimmia bonobo del Congo. La richiesta di ceretta mi turbò e non poco!
«No, posso rinunciare a tutto ma non al mio pelo: ce l’ho e me lo tengo stretto!».
M., fedele alle sue strisce depilatorie, non poteva accettare i boschi della Majella sul mio corpo e per questo smettemmo di vederci. “LAI voluto tu!!!” mi scrisse una sera e in quel momento ringraziai Santa Lola Falana per avermi liberato da lui.


Stasera ospite a Sanremo c’è Conchita Wurst. Penso ad M. e alla faccia inorridita che potrebbe fare di fronte a cotanta esplosione tricologica: perché il tamarro perde il pelo, ma non Conchita Wurst!



giovedì 19 marzo 2015

90’s K-MEMORIES: NON È LA RAI

Una KreTina cresciuta negli anni ’90 non può non aver attraversato indenne la fase Non è la Rai, in genere parallela alle fasi collezione di miniciucci multicolor in plastica e lettura settimanale del Cioè rubato alle sorelle maggiori.
Quando iniziai a vedere Non è la Rai avevo otto anni, giocavo con le action figures dei Power Rangers e a pallone nei cortili, dove le anziane lanciavano secchiate d’acqua dai balconi per scacciare i ragazzini: non ero ancora una KreTina, o meglio stavo iniziando il mio percorso di formazione da KreTina senza saperlo.
Di ritorno a casa da scuola, il primo pomeriggio era dedicato alla visione di mia sorella che ballava con lo sguardo fisso alla tv e nello schermo lei, la santa Maria Goretti pagana: Ambra, anzi Ambra the best (o Ambra c’è)!

Ambra Angiolini aveva 14 anni quando fece la sua prima apparizione a Non è la Rai. Era una ragazzina timida e impacciata, con un evidente accento romano, cui era stato affidato lo spazio dedicato al gioco telefonico “Cosa c’è nello zainetto?”, in cui per vincere bisognava indovinare la sfilza di oggetti contenuti nello zainetto.
Elena da Cosenza: «Spazzola…elastico per capelli…trucchi…CINGOMME!!!».
Ambra ci sapeva fare e ben presto le fu affidata la conduzione della trasmissione. Parallelamente cominciò la sua carriera canora: “L’ascensore”, “Lunedì, martedì” e soprattutto “T’appartengo”, il suo manifesto!
AAA cercasi disperatamente KreTina che non abbia pronunciato almeno una volta nella vita la frase “Adesso giura!”, aggiungendo un’acca aspirata finale e brandendo una spazzola come microfono!!!

La mia infanzia trascorreva quindi tra: “Il gioco delle secchiate d’acqua”, in cui le giovanissime vittime erano costrette da una sadica Ambra a sottoporsi a gavettoni gelati, alternati a rarissime cadute di coriandoli; sfilate improvvisate tra jeans a zampa e micro-toppini dai colori fluo; esibizioni di ballo e canto, in genere cover di grandi successi del passato, eseguite rigorosamente in playback dalle ragazze, che prestavano il loro corpo a voci preregistrate, in genere non loro.  L’unica oltre la regina Ambra a cantare inediti con la sua voce reale era Pamela Petrarolo, che per le sue doti canore venne presto soprannominata “The voice”, con buona pace del povero Sinatra.
E poi Mary Patti, la bionda, Alessia Merz, le gemelline, la cinesina, la Terminator: per loro chiediamo l’aiuto di Federica Sciarelli e dell’intera redazione di Chi l’ha visto!

Come un normale anno scolastico, Non è la Rai andava in onda da settembre a giugno e terminava col rituale pianto collettivo di fine stagione: teenager che fino a due secondi prima si erano placcate come giocatori di rugby per conquistare un’inquadratura di 3 secondi netti, all’ultima puntata magicamente si abbracciavano disperate e singhiozzanti in nome dell’amore universale. Anche mia sorella piangeva a casa e mia madre affranta e ferro da stiro alla mano: «Tu non stai bene figlia mia…VAI A FARE I SERVIZI (= lavori domestici)!!!».

Quando Non è la Rai finì per sempre, anche la nostra spensieratezza sembrò svanire. Ambra passò alla conduzione del talk show “Generazione X”, ma non era più Ambra the best: tutta seria a parlare di droga e disagio giovanile, sembrava una penitente costretta a redimersi per i peccati passati! Delle altre ragazze si persero le tracce, tranne ritrovarle ogni tanto ospiti di trasmissioni che ricordavano le loro gesta epiche.

Ieri in uno scatolone impolverato ho ritrovato l’album di figurine di Non è la Rai di mia sorella, un quadernone con la faccia di Mary Patti in copertina e un walkman con la musicassetta di “T’appartengo” di Ambra, rigorosamente comprata alle bancarelle.
Ambra c’era e c’è ancora…ed è un attimo che ti parte “Adesso giura!”, con acca aspirata finale…



martedì 17 marzo 2015

LA SIRENETTA COI BAFFI

«Mamma, mi compri il costume da Sirenetta?»
«No! Le femminucce si vestono da Sirenetta, non i maschietti! E poi ti ho già comprato il costume da Zorro, che è più bello!»
Mi ritrovai così a sei anni con quell’orrendo costume tutto nero, 100% puro acrilico, una spada di plastica mezza storta e un paio di baffi disegnati con l’eyeliner da mia zia, nota make up artist di feste in maschera per bambini. Mia madre mi portò di corsa dal fotografo del paese per una foto ricordo, che a vent’anni di distanza è ancora appesa nel salotto di casa tra le foto della mia prima comunione e del matrimonio di mia sorella. L’espressione del mio viso da vent’anni è sempre la stessa: triste, a un livello di tristezza che supera persino i video in cui Beyoncé non può dimenarsi come tanto ci piace, tipo in preda ad un attacco isterico acuto, ma deve piangere per cinque interminabili minuti simulando disperazione. D’altronde non volevo essere don Diego de la Vega, ma Ariel, la Sirenetta.

La settimana scorsa ho ricevuto l’invito per sabato ad una festa in maschera in un noto locale gay, “La fava loca”. Quale occasione migliore per realizzare il mio sogno d’infanzia, essere Ariel per una sera e non quello stupido Zorro. Per il costume mi sono rivolto alla mia amica Samantha, che lavora come drag queen nello stesso locale e che prontamente mi ha fornito tutto il necessario: parrucca rosso-arancio, con retina posticcia per fissarla ai capelli; reggipetto con simpatiche conchiglie di plastica incorporate; coda in lamé e paillettes verde smeraldo. La condizione di Samantha per prestarmi il prezioso costume una sola : «Cretina, se ti capita di dover fare cosacce alla festa con un bel manzotin ricordati di togliere la coda: guai a te se mi rovini la coda con strani fluidi corporei!»

Sabato è arrivato, la festa inizia tra due ore ma io sono già in fibrillazione. Indosso la parrucca, il reggipetto conchigliato, mi infilo nella coda e lì mi accorgo del problema: non riesco a muovermi!
Per uscire di casa mi trascino aggrappandomi a qualsiasi cosa e più che una sirena sembro un capodoglio spiaggiato. Fuori da casa mi dirigo all’ascensore: GUASTO! Cavolo, devo scendere le scale, ma ho una coda come faccio. Scendo il primo gradino, il secondo, al terzo la coda si impiglia nella scarpa e cado rovinosamente. La parrucca vola, la coda si strappa e so già che se non morirò sul colpo sarà Samantha ad uccidermi.


La festa salta, arriva un’ambulanza, il volontario mi guarda esterrefatto, non sa cosa fare e io «Beh, cos’ha da guardare? Non ha mai visto una Sirenetta coi baffi!»



domenica 15 marzo 2015

LA RELAZIONE PIÙ IMPORTANTE, DIFFICILE ED EMOZIONANTE È QUELLA CHE SI HA CON SÉ STESSI



Lo afferma Carrie in “Sex and the City”. La nostra amata Carrie, che dopo ogni disastro sentimentale riesce a comprendere quanto sia importante curare, nonostante tutto, il proprio io, perché se la persona amata potrebbe svanire da un momento all'altro, il nostro io, il nostro ego, sarà sempre con noi! 
Forse sembrerà alquanto assurdo quello di cui sto discorrendo, ma credo sia fondamentale nella vita di ogni uomo o donna coltivare il proprio io, amarsi e prendersi cura di sé con quelle amorevoli attenzioni tipiche di un rapporto di coppia. E mi rendo conto che ciò, anche se a parole può risultare alquanto semplice, nei fatti diventa estremamente complicato. 


   Io credo che l’essere umano tenda per natura a cercare la sua metà perfetta, quel pezzo mancante che lo completi e lo renda finalmente felice. Ma se riuscissimo a bastarci da soli? Se fossimo noi, per noi stessi, quella metà della mela che cerchiamo? Questo amor proprio forse potrebbe apparire alquanto egoistico, ma non è cosi credetemi. 

    Per tutta la vita ho sempre ignorato il genere maschile, o meglio forse era il genere maschile a non calcolarmi, perché tendevo ad apparire in pubblico alquanto goffa, suorina e sfigata. Sono sempre stata l’amica secchiona che se ne stava lì ad ascoltare le esperienze sentimentali delle sue amiche e a dare consigli di vita: pensandoci bene, quali consigli?? L’unico fidanzatino, se vogliamo chiamarlo così, l’ho avuto a 14 anni. Era di un paese vicino, ci vedevamo una volta ogni tanto, qualche bacetto fugace e poi una sera, alla festa del paese, lo ritrovai su una panchina a baciarsi (con passione è dire poco) con una mia ex amica delle elementari, che per giunta in quel periodo odiavo. Ah, l'amour! Il mio cuore era letteralmente spezzato! Da quel momento in poi il nulla, ma non mi importava assolutamente. 

   Credo che col passare degli anni per noi donne le cose si complichino inevitabilmente. Non so se siano le ovaie o gli estrogeni che ci portano ad entrare in uno stato di totale pazzia, assimilabile ad una patologia psicotica, ma arriviamo ad un punto in cui non “CI” bastiamo più.
Il nostro amor proprio entra in crisi e il rapporto con noi stesse inizia a vacillare. Non so quale sia il motivo scatenante di questa crisi. Penso però che quando le circostanze rendono più chiare e limpide le sfumature del nostro carattere e mettono in luce quelle fragilità che tenevamo celate perfino a noi stesse, beh in quel momento si scatena la guerra in cui cuore e cervello sono protagonisti. 
Il nostro equilibrio psicologico diventa precario, il cibo diventa un facile consolatore mentre continuiamo imperterrite a sprofondare nei meandri più oscuri della nostra mente e l’insoddisfazione inizia pian piano a prendere piede nella nostra vita. 
Arrivate a quel punto due sono le soluzioni:
     1)      ti lasci andare del tutto su quel divano su cui ormai hai fatto la fossa;
     2)     decidi di dare forza al tua Karma e di riprendere in mano la tua vita.
Io opterei molto volentieri per la seconda soluzione, ma per farlo necessitiamo assolutamente di un cambiamento, di una ventata di aria fresca che possa far tornare alto e fiero il nostro ego, utile a ristabilire quel labile equilibrio che costantemente tuteliamo e che viene messo alla prova ogni santo mese dalle nostre care "amiche rosse”.



Ed ecco, proprio quando siamo pronte a ripartire, a risorgere dalle nostre ceneri, ironia della sorte, sbuca all’orizzonte un uomo! E tutta quella faticaccia fatta per risollevarsi svanisce in un istante. Gli uomini ci turbano emotivamente, ci rendono delle perfette idiote. Passiamo dall’ essere ciniche e acide, al credere con occhi sognanti nel principe azzurro. Tutto diventa magico e colorato. Nonostante la meravigliosa esplosione di emozioni, non capiamo quanto una relazione possa UCCIDERCI!!

Scusate la drammaticità delle mie parole, ma è così! Nel gestire una relazione, molto spesso noi donne tendiamo ad annullarci completamente, a perdere di vista quello che siamo e che vogliamo, sacrificando tutto per il bene della coppia e di quella magia che ci fa vivere in un’altra dimensione. Ma bisogna ritornare con i piedi per terra. Gli anni di solitudine vissuti con noi stesse ci devono far capire che non possiamo sgretolare tutto il nostro mondo per un uomo, perché la nostra individualità è un bene da difendere e proteggere ad ogni costo e non dobbiamo assolutamente sacrificarla. Perdere un pezzo di noi dietro ad ogni relazione sentimentale significa arrivare progressivamente ad un punto in cui saremo sentimentalmente sterili,   vuote e scavate nel profondo, private di quelle emozioni che avremo via via regalato inutilmente agli altri! 

Mai dimenticarsi del proprio io, mai smettere di amarsi, adorarsi, volersi bene per quello che siamo: gli uomini alla fine vanno e vengono, solo il nostro io resterà per sempre a farci compagnia!

sabato 14 marzo 2015

KRETINE, NON CRETINE!!!

Tutte ci siamo sentite KreTine almeno una volta nella vita!
Quando esci di casa con le stupende ballerine comprate il giorno prima, pagate un occhio della testa, e tutta presa dall’ascoltare la nota vocale di un’amica, con lo smartphone appiccicato all’orecchio, metti i piedi in una pozzanghera, o peggio in un megaescremento canino.
Oppure quando esci per la prima volta col ragazzo per cui sbavi da mesi, di cui sai tutto a sua insaputa, perché Facebook è tuo amico fedele e non mente mai, e per sconfiggere l’ansia inizi a bere un cocktail dietro l’altro, ti riduci uno straccio e finisci a vomitargli addosso anche l’anima: la dignità persa in un attimo, lui perso per sempre!
O ancora quando chiedi al tuo ragazzo di prenotare il viaggio a Berlino che sogni da una vita, compri il trolley nuovo, il kway nuovo, vestiti nuovi, l’accappatoio in microfibra nuovo, che è più facile da infilare nel trolley nuovo, e il giorno della partenza non solo ti anticipa il ciclo di una settimana, ma scopri in aeroporto che il tuo ragazzo ha sbagliato la prenotazione e non puoi più partire. Torni disperata a casa, nel tragitto ti rimane la maniglia del trolley in mano, devi trascinartelo di peso per chilometri e pensi in quale orifizio del tuo amato ragazzo potresti infilare quella maniglia tutta d’un botto.

Le KreTine sono questo, una concentrazione di momenti in cui ti senti cretina più elevata rispetto alla norma, tanto che o scegli di ritirarti per sempre in un antico monastero sul K2, dove eviterai qualsiasi contatto umano e conseguenti situazioni in cui metterti in ridicolo, o cominci a prendere tutto quello che ti accade con estrema ironia, trasformando le piccole tragedie quotidiane in commedia e continuando così a vivere serenamente, nel pieno rispetto della Legge di Murphy.

Le KreTine non vanno però confuse con le cretine, perché hanno delle doti che le distinguono dalle seconde: la già citata ironia, dote totalmente estranea alle dementi totali; la curiosità, che le porta a coltivare interessi svariati, dalla musica al bricolage, dalla letteratura al camouflage; il dubitare continuamente di sé stesse, perché se la presunzione è cretina, l’insicurezza è KreTina e celata in mille modi, in genere poco credibili e quindi ridicoli.

Mentre scrivo mi accorgo di aver sbagliato il candeggio e avrò una nuova splendida collezione di intimo giallastro, puntellato qua e là da fashionissime chiazze rosa. Se mi incazzassi e cominciassi ad imprecare come un camionista bloccato in tangenziale a Ferragosto sarei una cretina, invece rido da sola, come solo una buona KreTina sa fare.
                                          

P.S.: le KreTine girano in branco…commenti negativi a questo blog potrebbero causare morte (vostra)…il blog è un presidio medico-chirurgico…si dispensa dai fiori, solo donazioni in gioielli, scarpe o vestiti…GRAZIE!