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sabato 30 maggio 2015

VOTANTONIO, KRETINA!

Come accade ormai puntualmente una volta all’anno, sto preparando la valigia per tornare al mio paesello natìo ed esercitare uno dei diritti fondamentali riconosciutimi dalla Costituzione: votare! Scegliere chi ti rappresenterà per gli anni a venire è cosa buona, sacrosanta e giusta, ma se per esercitare questo diritto devi superare le dodici fatiche di Ercole, allora lo “smadonnamento compulsivo” è più che giustificato. 
Si parte proprio con lei: la valigia! Chi vive la maggior parte dell’anno lontano dal paese d’origine non ha in genere lasciato nulla nella casa che lo ha visto nascere e crescere, quindi ogni volta si pone l’annoso problema di dover racchiudere in uno spazio ridotto come quello di un trolley la propria vita: vestiti, mutande e intimo in genere, cosmetici, spazzole e pettini, libri, fiaschetta per la vodka, sex toy camuffato in un oggetto di uso comune…tipo un rossetto!
Tra la miriade di cose da portare, balza subito all’occhio l’assenza di quella fondamentale: la tessera elettorale! L’avevi con te qualche giorno prima quando sei andata a prenotare alla stazione di XYZ ed evidentemente l’hai lasciata lì: pazienza, ci penserai poi!

Metto la sveglia alle 4, perché l’unico treno che mi porterà a casa con “solo” tre cambi e cinque ore di viaggio parte alle 5 di mattina: e ti sveglierai alle 4 se vuoi evitarti dalle otto alle dieci ore di treno con caldo sahariano, cattivo odore e possibilità di prenderti i pidocchi se malauguratamente ti assopisci e poggi la testa sullo schienale (CONSIGLIO DELLE KRETINE: se ti attende un lungo viaggio sui treni italiani, porta sempre con te un cappello, così potrai tranquillamente stravaccarti sul sedile, evitando il rischio ebola!).

Causa ritardi vari e una coincidenza saltata, la tua levataccia mattutina non è servita a nulla: arrivi a casa dopo sette ore di viaggio e mangeresti anche un ippopotamo se ce lo avessi davanti! Dopo un abbondante pasto e un paio d’ore di sonno ristoratore, sei pronta per affrontare la nuova sfida: richiedere la nuova tessera elettorale all’ufficio elettorale del tuo Comune! Entri in questo ufficio con la speranza di uscirne quanto prima, ma tra code ed errori vari dei pubblici impiegati, ne esci dopo due ore: oh, dei del cielo, giuro sulla mia vita e sulla collezione di dischi della Motown che non smarrirò mai più la mia tessera elettorale!

Ricapitolando a casa ci sei tornata, la tessera elettorale l’hai recuperata, la valigia non è esplosa durante il viaggio, ora manca l’ultimo tassello al tuo puzzle degli orrori: capire per chi votare! Ho da sempre idee politiche ben definite, quindi non ho alcun dubbio su chi orientarmi, il problema è che nel caso di elezioni a livello locale come queste è difficile scegliere tra candidati spesso totalmente sconosciuti, vivendo in un contesto completamente diverso per gran parte dell'anno. Urge quindi full immersion di 24 ore per conoscere candidati e programmi e per non rendere vane le fatiche di questi giorni! Certo è che nel breve tragitto percorso da casa mia al Comune per recuperare la tessera elettorale, almeno cinque o sei candidati mi hanno fermata per strada (fingendo di conoscermi!), lasciandomi il “santino” con la loro foto e il loro nome, provando in tutti i modi a convincermi a votare per loro, offrendomi anche un aperitivo se avessi voluto: VOTANTONIO, KreTina!





mercoledì 27 maggio 2015

CLAUDIO VOLPE E "IL VUOTO INTORNO"

La scrittura è un’arte che si coltiva nel tempo. Come una pianta ha bisogno di cure per crescere. Richiede esercizio quotidiano e non sempre i risultati saranno buoni. Più volte ho iniziato a scrivere un romanzo: se nella mia mente tutto scorreva liscio, dall’incipit alla fine, trasportarlo poi sulla carta è stato sempre un grosso problema. Solo un incipit e parti sconnesse, che nell’insieme non fanno un romanzo. Ho sempre ammirato quindi gli scrittori, perché loro è il dono di immaginare una storia e trasformarla in realtà con la loro penna (o tablet), specie quando gli autori in questione hanno più o meno la mia età. Penso infatti che la gioventù renda la scrittura più vera e viva, mancano i filtri tipici dell’età adulta e le passioni sono raccontate con la foga dei vent’anni. Da poco ho finito di leggere Il vuoto intorno (Ass. culturale Il Foglio, 2011), romanzo il cui protagonista, Achille, impara a risorgere ogni volta dalle sue ceneri, autodistruggendosi e rinascendo di continuo. Un ragazzo padre che racconta al figlio down la sua vita, fatta di eccessi, amori disperati, come quello per la zingara vittima di abusi da parte del padre, fino all’abisso: una casa di appuntamenti in cui Achille inizia a prostituirsi per dimenticare il suo dolore, annullandosi totalmente nel peccato. Proprio tra gli ultimi, riscopre però la voglia di rinascere e di riprendere in mano la sua vita, partendo dal recupero del rapporto con quel figlio abbandonato da tempo.
Il vuoto intorno mi ha lasciato diversi interrogativi e per trovarvi risposta ho deciso di porre delle domande al suo autore: Claudio Volpe.




Leggendo “Il vuoto intorno” non avrei mai immaginato che l’autore avesse solo vent’anni. La storia di Achille è infatti la storia di un uomo “vissuto”, segnato da esperienze forti. Come può nasce una scrittura tanto “cruda” da un autore così giovane come te?

La scrittura per me è uno strumento attraverso il quale leggere, comprendere e provare a modificare la realtà che ci circonda. Io non sono stato mai propenso a fuggire dal dolore o dai problemi. Voglio sempre affrontarli e cercare di scendere nelle viscere della vita. Il vuoto intorno è la metafora di come nella vita si possa affondare, per poi riscoprire la luce e la bellezza della vita. Riprogettarsi per vivere coerentemente con se stessi.


Il tuo romanzo d’esordio è stato presentato al Premio Strega nel 2012 da grandi autori come Dacia Maraini e Paolo Ruffilli, che si sono espressi con giudizi entusiastici. A vent’anni il successo improvviso può dare alla testa: come hai vissuto questa consacrazione così precoce?

Non credo che si sia trattato di un successo tale da poter dare alla testa. È stato più che altro un percorso di crescita e di acquisizione della consapevolezza che le mie parole riuscivano davvero a toccare l'anima delle persone. La più grande felicità è stata quella di conoscere persone come Dacia Maraini, che ormai rappresenta una maestra, nonché una cara amica, e di essermi conquistato la possibilità di scrivere ancora.


Dopo “Il vuoto intorno”, hai pubblicato “Stringimi prima che arrivi la notte” (Anordest, 2013), in cui la protagonista, Alice, entra nel tunnel dell’anoressia. L’annullamento della persona per cancellare il dolore passa quindi dalla distruzione del corpo. Come hai approcciato un tema delicato e tanto attuale come quello dei disturbi alimentari?

Ho deciso di parlare di questo problema che riguarda molte persone nel mondo e di analizzare le relazioni familiari che si vengono a creare in simili casi. Mi sono documentato su questi casi e ho provato a calarmi in quella realtà per scriverne.


In “Raccontami l’amore” (Anordest, 2013) affronti il tema dell’amore cercando di liberarlo dagli stereotipi, attraverso un dialogo serrato con Paola Concia. In un Paese in cui l’omofobia dilaga e i pregiudizi sono ancora tanti, come pensi si possa favorire quel salto culturale di cui l’Italia necessita? E gli scrittori come te che ruolo hanno o possono avere in questo percorso di crescita?

Si riuscirà a fare qualcosa in questo settore solo quando l'uomo comprenderà quanto breve sia la vita e quanto poco tempo ci sia per essere felici. Gli scrittori hanno il compito fondamentale di dare voce a chi voce non ha e di guidare il cambiamento trovando le parole giuste per parlare di amore, diritti e doveri. Gli scrittori devono abituare a vedere la bellezza della vita.


Oltre che romanziere, sei anche blogger con “Just Humanity”: quali sono le differenze maggiori che riscontri tra la scrittura “tradizionale” e quella più innovativa dei blog?

Just humanity è nato dall'esigenza di poter esprimere in modo più veloce e quotidiano il mio pensiero, le mie riflessioni e le mie emozioni. La scrittura di un blog è un lavoro quotidiano e più veloce, mentre la scrittura di un libro richiede un lavoro e un impegno maggiore e più intenso. Un blog è fondamentale per comunicare informazioni dando ad esse diffusione rapida, mentre un romanzo deve costruire realtà diverse e bellezza.


Hai da poco pubblicato la raccolta di racconti “Ricordami di essere felice” (Edizioni Anordest, 2015). Prima di salutarti, siamo curiosi di sapere se qualcosa bolle in pentola: un nuovo romanzo in vista?

Io scrivo sempre, ogni giorno, nei momenti più disparati. Invento storie, scrivo pensieri, strutturo racconti. Ho da poco scritto uno spettacolo teatrale sul tema dell'omofobia e sto lavorando anche ad altri progetti. Ma è ancora troppo presto per poterne parlare. Certamente continuerò ad occuparmi di problemi sociali.



domenica 24 maggio 2015

WANNABE A BLACK F.I.G.A: NINA SIMONE

Se nasci donna nera nell’America della segregazione razziale, non puoi mangiare liberamente in un ristorante, prendere i mezzi pubblici per andare al lavoro, frequentare la scuola che vorresti, bere da una fontana se hai sete, vedere un film al cinema, acquistare la casa dei tuoi sogni, neanche lontanamente pensare di innamorarti di un uomo con il colore della pelle differente dal tuo. Figuriamoci quindi sognare da ragazzina di diventare la prima concertista classica di colore d’America: la bestemmia di una folle!
Tua madre crede però nel tuo sogno, ti sostiene e anche per lei provi ad entrare in una scuola in cui poter coltivare la tua passione, la Ian Curtis, che puntualmente ti scarta e non di certo per il tuo scarso talento. Cerchi allora una nuova strada, metti da parte l’idea di diventare concertista classica, scelta che tua madre non ti perdonerà mai, inizi a sperimentare nuovi generi, fondendo la tradizione gospel con il jazz, il folk e il blues. Pubblichi il tuo primo album nel 1958, con grandi successi come I Loves You, Porgy e My baby just cares for me, ma non è abbastanza. Essere discriminata due volte per l’essere donna e di colore proprio non ti va giù, allora unisci alla musica la protesta sociale e fai della tua voce la voce di milioni donne nella tua stessa condizione. Diventi un simbolo della lotta contro la discriminazione razziale, come Martin Luther King e Malcolm X, e le tue canzoni veri e propri inni civili, da cantare nelle marce di protesta: Old Jim Crow, Mississippi Goddam. Nel 1966, nell’album Wild is the wind, racconti la tua storia e quella di altre donne come te in Four Women: quattro donne di colore, la prima mulatta, l’ultima nera come il petrolio, e più la loro pelle diventa scura, più aumenta la loro rabbia verso una società che le umilia ogni giorno.

“My skin is black
My arms are long
My hair is wooly
My back is strong
Strong enough to take the pain
Its been inflicted again and again”


Nel 1968 viene ucciso il reverendo King, dedichi a lui l’album ‘Nuff Said! e decidi di lasciare il Paese che per anni ti ha umiliato, mentre all’estero ti acclamano come una regina: la regina del soul! Giri il mondo, ovunque per te solo fiori e applausi, mentre la tua America non ti perdona il fatto di averla abbandonata e boicotta l’uscita dei tuoi album per quasi vent’anni, fino al 1989 e all’album Nina’s Back, che celebra il tuo ritorno e ti riconosce il titolo di icona del jazz. Anni di lotte e di eccessi segnano il corpo, oltre che la mente, e nel 2003 perdi la battaglia contro la malattia nel tuo ritiro privato in Francia. Si narra che sir Paul McCartney abbia mormorato durante uno show televisivo inglese: “Se solo Nina Simone fosse stato un uomo…”.  Se fossi stata un uomo, sicuramente avresti dovuto lottare di meno, ma senza quel dolore che ti viene inflitto di continuo e ti fortifica la schiena non saresti diventata un simbolo. Soprattutto non saresti stata Nina, la regina del soul.



mercoledì 20 maggio 2015

GNAMMO E IL BOOM DEL SOCIAL EATING

Il cibo è condivisione. Ce lo insegnavano i nostri nonni, che in tempi di guerra ne avevano ben poco, hanno conosciuto la fame vera, eppure non disdegnavano di donare il poco cibo che avevano ai partigiani o agli yankees nascosti nelle campagne: un gesto giusto secondo la cultura contadina e di buona educazione dicevano.
Oggi il cibo ritorna ad essere condiviso in una forma nuova, che sfrutta le potenzialità della Rete per innovare un’idea antica come il mondo: è il fenomeno del Social Eating.
Trattasi di cene con sconosciuti, organizzate in case private, che sfruttano il passaparola online e il lavoro di portali e siti web creati appositamente per promuovere tali eventi, i quali si occupano anche della gestione delle prenotazioni. A fronte di migliaia di richieste, infatti, tali eventi possono coinvolgere poche persone, sia per la dimensione “casalinga” di questi convivi improvvisati, sia per l’obiettivo che il Social Eating si pone di raggiungere: consentire alla persone di socializzare, utilizzando il cibo come occasione di incontro e di scambio. Il fenomeno nasce negli Stati Uniti per creare occasioni in cui condividere con sconosciuti oltre le proprie esperienze personali, anche quelle professionali, favorendo possibili collaborazioni lavorative.

Le regole del Social Eating sono semplici: cerchi online l’evento (in genere una cena) che più fa al caso tuo e prenoti tramite mail; ti presenti al luogo e all’ora stabiliti, cercando di essere puntuale e portando con te una bottiglia di vino; socializzi con le altre persone presenti all’evento, anche se trattasi di sconosciuti; a fine evento lasci il tuo contributo, che varia ovviamente a seconda del menù.

In Italia il fenomeno ha iniziato a diffondersi più di recente, grazie al lavoro di siti specializzati, che offrono un ampio calendario di eventi tra cui scegliere e gestiscono le prenotazioni. Il più famoso di questi siti è Gnammo e abbiamo deciso di rivolgerci ad uno dei suoi cofondatori, Walter Dabbicco, per capire meglio questa nuova realtà.





Il fenomeno del Social Eating si sta diffondendo a macchia d’olio anche in Italia ultimamente. Quando avete creato Gnammo, avevate intuito le potenzialità di un fenomeno che se all’estero aveva avuto grande successo, in un Paese tradizionalista come il nostro poteva rappresentare una grossa incognita?

Agli inizi il timore era tanto, l’italiano è tanto ospitale quanto geloso dei suoi spazi. Ma con il passare del tempo e piatto dopo piatto, abbiamo visto come si sia fatta largo una voglia bellissima e naturale di tornare ad incontrarsi dal vivo, attorno alla tavola, per scoprire nuovi sapori ma anche nuovi amici!


Gnammo è indicato ormai dagli esperti del settore come il primo e più importante sito web ad occuparsi di Social Eating. Come nasce l’idea e quali sono state le difficoltà maggiori che avete incontrato, specie all’inizio del vostro percorso? 

Senza dubbio le difficoltà tecniche sono state le più grandi! Un conto sono delle belle slides e le pacche sulle spalle, un altro è cercare fondi per creare una società che stesse in piedi a tutti gli effetti. I primi mesi di crescita della community sono stati davvero difficili, ma poi grazie ad una grande pazienza ed al sostegno di un’ importante istituzione come l’incubatore del Politecnico di Torino, abbiamo trovato persone competenti che hanno aiutato il nostro Cristiano Rigon  a mettere in colonna i numeri.
Le difficoltà “di contesto” sono state altrettanto importanti: “aprire casa propria ad un estraneo? Giammai!”. Ma questo è stato, ed è, per me che mi occupo del marketing e della comunicazione di Gnammo, assieme a Gian Luca Ranno, una sfida affascinante.


Il cibo è sicuramente la tendenza del momento in Italia. EXPO 2015 lo ha assunto come tema centrale, mentre in tv proliferano show dedicati alla cucina. In particolare, gli chef sembrano essere le nuove star del momento: cosa pensi di questa “food-mania” dilagante e quale chef-star ti piacerebbe avere nei  vostri eventi?

Ah beh, il mio sogno resta il buon Antonino Cannavacciuolo, ma mi rendo conto che una bellezza come quella di Alessandro Borghese potrebbe procurare un doppio vantaggio!
In molti hanno attribuito al boom del tema del food la crescita di Gnammo, io la identifico come una delle componenti, ma quella principale resta ancora la voglia di incontrarsi e vivere esperienze food fuori dal comune.


Secondo te, il Social Eating avrà vita lunga o come tutte le mode potrebbe alla lunga scemare?

Faccio gli scongiuri e ti dico che nel Paese con la più grande cultura culinaria del Mondo il Social Eating non potrà far altro che crescere.


Dopo aver conquistato l’Italia, quali sono i prossimi obiettivi di Gnammo?

Per la fine di quest’anno sono previsti i primi test all’estero. Speriamo di riuscire a convincere gli Inglesi a pronunciare bene il nome di Gnammo!

Grazie per lo spazio concessoci e…buon appetito!

domenica 17 maggio 2015

UN "ELFO" CONTRO L'OMOFOBIA

È il 17 maggio del 1990 quando l’Organizzazione mondiale della Sanità cancella l’omosessualità dall’elenco dei disturbi mentali. L’auspicio era che questo atto avesse potuto porre fine ad anni di pregiudizi e violenze contro la comunità omosessuale: così non è stato! In 86 Paesi dell’ONU, infatti, i rapporti tra persone dello stesso sesso sono ancora criminalizzati e in 7 di questi Paesi (Cina, Arabia Saudita, Yemen, Afghanistan, Iran, Emirati Arabi Uniti, Nigeria) è prevista la pena di morte.
A vent’anni di distanza, il 17 maggio 2005, Louis-Georges Tin organizzò la prima Giornata Internazionale contro l’omofobia e, due anni dopo, nel 2007, l’Unione Europea l’ha ufficializzata, celebrandola il 17 maggio.
Ogni giorno assistiamo però ad atti di violenza contro le persone omosessuali, per non parlare dell’ipocrisia che spesso vige su questo tema e non aiuta di certo a sconfiggere i pregiudizi.

L’ultimo caso a far discutere l’opinione pubblica è quello avvenuto in occasione del Concerto del Primo Maggio a Roma. Durante l’esibizione del gruppo Lo Stato Sociale sarebbero dovute salire sul palco sei coppie (di ogni orientamento) che avrebbero dovuto baciarsi sulle note di In due è amore, in tre è una festa. Alle coppie in questione è stato però impedito di salire sul palco perché sarebbe stato inopportuno trasmettere un bacio prolungato in fascia protetta. Nei giorni successivi sono divampate le polemiche per la presenza di coppie gay, che avrebbe fatto pensare ad una censura di carattere omofobico. Lo Stato Sociale ha tenuto a precisare che tale censura ha colpito anche le coppie etero. Il dubbio però resta, considerati i casi analoghi in casa Rai: dai tagli al film Brokeback Mountain, alla più recente mancata messa in onda di un episodio della fiction tedesca Un ciclone in convento, in cui il matrimonio tra due uomini veniva celebrato proprio in un convento.

Abbiamo chiesto un parere sul tema dell’omofobia a Dario Accolla, insegnante e creatore del blog Elfobruno – Il lato fucsia della forza, giornalista presso Il Fatto Quotidiano e autore del recente Omofobia, bullismo e linguaggio giovanile (Villaggio Maori Edizioni, Catania, 2015).


Cosa pensi dell’episodio accaduto in occasione del Concerto del Primo Maggio? Lo Stato Sociale ha precisato che la censura era per il bacio prolungato in fascia protetta e non per la presenza di coppie gay, ma il dubbio resta dati i precedenti in casa Rai: pensi ci sia stata dell'ipocrisia nel motivare la decisione con "niente baci in fascia protetta"?

Non sapremo mai come sono andate realmente le cose, visto che si sono susseguite dichiarazioni, smentite, rettifiche, ecc. Al di là del fatto in sé, e volendo propendere per la buona fede di tutti i protagonisti di questa vicenda, va anche ricordato che la RAI ha più volte censurato idee e atteggiamenti che non piacciono al pensiero dominante. Non posso quindi dire che ci sia stata censura, ma non mi stupirebbe (purtroppo) se certe scelte fossero motivate da pregiudizio contro le persone LGBT.


Da professore hai un contatto quotidiano con i ragazzi e hai raccontato di un tuo alunno vittima di bullismo da parte dei suoi compagni perché gay: ci sarà mai quella tanto auspicata “svolta culturale” in Italia di cui dovrebbero farsi portatrici proprio le nuove generazioni?

La svolta culturale c’è già e la dobbiamo alle energie che il movimento LGBT, per quanto sgangherato, e che le singole persone della gay community hanno profuso per migliorare la condizione di tutti e tutte noi. Se vediamo programmi come Grey’s Anatomy in tv, se a Sanremo si fa testimoniare le coppia gay che andrà a sposarsi a New York, se ci si indigna per le affermazioni omofobiche di questo o quel calciatore o se ci si può dichiarare sul posto di lavoro è perché la società ha incamerato il concetto che l’omofobia è un’aberrazione del pensiero, come il razzismo o l’antisemitismo. Il problema è, semmai, politico. Il nostro movimento non fa paura perché non è forte e i nostri partiti si dimostrano ancora inconcludenti rispetto alla questione dei diritti.


Pensi che le recenti dichiarazioni di personaggi pubblici come Dolce e Gabbana e Giorgio Armani contribuiscano ad alimentare i pregiudizi e costituiscano un ostacolo nella lotta all’omofobia? 

Di sicuro rafforzano lo stigma contro le persone LGBT e alimentano preconcetti assurdi. Va notato, tuttavia, che il loro pensiero – di cui, personalmente parlando, mi vergogno in loro vece – si è potuto propagare perché i media sono alla ricerca di quel sensazionalismo per cui trattare la questione omosessuale come elemento di gossip. Per un Armani che dice certe nefandezze c’è un giornale che gli offre lo spunto per fare un certo tipo di affermazioni. Il problema sta tutto lì ed è un problema di ritardo culturale di cui il nostro intero sistema di informazione dovrà rispondere, prima o poi.


Sul tuo blog Elfobruno – Il lato fucsia della forza, ti occupi da tempo di omofobia e di recente hai dedicato al tema l’opera Omofobia, bullismo e linguaggio giovanile. Domenica è la Giornata Internazionale contro l'omofobia e la transfobia: pensi arriveremo mai un giorno a non averne bisogno?

I progressi sui diritti delle donne, l’abolizione della schiavitù o la fine del lager non hanno impedito al pensiero razzista, misogino, antisemita di proliferare. Fa parte dei limiti dell’essere umano. È più semplice arroccarsi a un certo tipo di pensiero. È comodo essere come un Salvini o una Binetti qualsiasi. È più difficile essere un Martin Luther King. Credo che forse un domani non avremo più bisogno delle rivendicazioni, ma ci sarà sempre bisogno di ricordare, una volta ottenuti pari dignità e accesso ai diritti, che le conquiste vanno difese. O rischiamo di perderle. Basta vedere cosa sta facendo questo governo con i diritti di chi lavora, per fare un solo esempio. Noi abbiamo il dovere morale di arrivare all’uguaglianza e di tutelarla in un secondo momento. O vinceranno i Salvini e le Binetti qualsiasi. E questo non possiamo permetterlo.





venerdì 15 maggio 2015

HAIR DOVEVA VINCERLO MAURIZIO!


La domenica sera è sempre stata per noi KreTine una serata down. Provate dagli eccessi del weekend, vegetavamo a casa in attesa di una nuova settimana di impegni e scazzi quotidiani. Una sera come queste scopriamo però un programma TV su Realtime: Hair, primo talent show dedicato a parrucchieri non professionisti! 
Ci siamo lasciate trascinare in questo vortice di capelli e pieghe sbagliate dall’assenza dei soliti sentimentalismi tipici dei talent mainstream e dall’ironia, mista a una buona dose di sano cinismo, del presentatore Costantino della Gherardesca. Tra i concorrenti del talent abbiamo individuato subito il nostro preferito in Maurizio Nosotti,  più che per la sua bravura indiscutibile nell’arte dell’hair restyling  (di cui noi KreTine ignoriamo i misteri!), per una dote che è più facile cogliere a telespettatrici come noi: la “figaggine!! Deluse dalla sua mancata vittoria finale, abbiamo quindi deciso di dedicargli un post, con tanto di intervista e contest tra le nostre lettrici per scegliere delle “pupette” viventi da far commentare al nostro nuovo idolo mediatico, perché una cosa è certa per noi KreTine: Hair doveva vincerlo Maurizio!




Come mai hai scelto di partecipare ad Hair, programma dedicato ai parrucchieri non professionisti? E cosa facevi nella vita prima di dedicarti ai capelli altrui?

Nella “vita precedente” ero un receptionist alberghiero con uno spirito estroso, al quale ormai la realtà dell’hotel stava un po’ stretta. Non mi permetteva di esprimere ciò che avevo dentro, anzi reprimeva con la staticità del lavoro quello che era il mio essere più artistico.

I talent show regalano spesso i classici 5 minuti di celebrità e poi l’oblio o nulla di concreto: Hair ti ha effettivamente aiutato per il tuo lavoro?

Subito dopo la fine del programma ho ricevuto un’offerta irrinunciabile e il martedì dopo la messa in onda del programma ero già in salone “Aldo Coppola” a lavorare.

Hair è diventato un programma cult grazie anche all’ironia e al tocco di sana cattiveria di Costantino della Gherardesca, differenziandosi da altri talent in cui trionfano invece i buoni sentimenti: tu chi “odiavi” tra gli altri concorrenti?

Odiare è una parola grossa, diciamo che non ho mai apprezzato troppo la pubblicizzazione gratuità dei problemi psicologici di Luca Nebbia e il fatto di sbandierare pubblicamente le cure in gocce che assume. Non ho mai sopportato l’autocommiserazione.

Abbiamo chiesto alle lettrici del nostro blog desiderose di un “hair restyling” di inviarci delle foto per avere dei consigli da te sui loro capelli. Ne abbiamo selezionate 3: cosa suggeriresti a ciascuna “pupette” vivente? (Sii sincero, anche “un miracolo” è una risposta!)


Alessandra, 26 anni, Torino. Taglio corto, accentua un po’ troppo la rotondità del volto. Io opterei per un’asciugatura meno bombata e una leggera allungatina al taglio



Isabella, 24 anni, Lecce. Passiamo al secondo: direi che è ora di andare dal parrucchiere (che credo non veda da troppo tempo) e dare una forma a quella massa!



Liana, 25 anni, Brindisi. A giudicare dall’abbigliamento, la ragazza (ancora in pigiama) si è alzata da poco: quindi forza a dare forma a quei capelli “lisci effetto piombo”!!! Taglierei anche un po’ le punte, sembrano troppo rovinate.

Tipica domanda da KreTine, per chiudere: sei fidanzato? Puoi avvalerti della facoltà di non rispondere o fingere un pianto come hai fatto in Hair…

A questa domanda rispondo che ho già trovato la mia metà perfetta. È un sano rapporto, duraturo da molti anni, viviamo insieme al nostro cane e siamo una famiglia felice!

martedì 12 maggio 2015

I MOUSTACHE PRAWN, EREBUS E IL SUCCO DI KIWI

Era il lontano 2012 quando, leggendo il mensile XL de La Repubblica, trovai un articolo su un gruppo di ragazzi che avevano da poco lanciato il loro primo album “Biscuits” e venivano presentati come interessante realtà emergente del panorama indie-rock italiano. Poco dopo, ascoltando un cd prodotto da Puglia Sounds per promuovere la giovane musica “made in Puglia”, ritrovai lo stesso gruppo con il singolo “Never think so long”: primo capii che erano pugliesi, secondo che mi piacevano, terzo cercai il video e c’era un ragazzo con la testa di biscotto che viene mangiato da uomini-piccione (interpretazione di Alma Mala: se sei diverso, il mondo ti mangia). Ho visto poi suonare il gruppo in varie occasioni e anche il live non mi ha deluso. Io che mi sento un uomo testa di biscotto, circondato da tanti uomini-piccione pronti ad aggredirmi, non potevo allora non dedicare un post a questo gruppo: i Moustache Prawn. Vivono nella mia stessa città, quindi è facile concordare un’intervista. Le nostre interviste però tutto sono fuorché interviste: ne deriva una chiacchierata di tre ore accompagnata da del succo di kiwi! Con me Alma Mala a prendere appunti, che so già non mi saranno di grande aiuto.




I Moustache Prawn nascono nella ridente località pugliese di Fasano, nota a tutti per il celebre zoo. Leo (voce del gruppo) ha 17 anni, mentre Ronny (bassista) e Giancarlo (batterista) solo 15. All’inizio si ispirano al grunge dei Nirvana e all’alternative rock dei Sonic Youth, successivamente subiscono l’influenza della Brit Wave (Radiohead, Arctic Monkeys, Interpol). Nel 2011 vincono le selezioni regionali dell’Italia Wave Love Festival e lavorano al loro primo album “Biscuits”, pubblicato nel 2012 con l’etichetta pugliese Piccola Bottega Popolare. Delle 11 tracce che compongono l’album, oltre la già citata “Never think so long”, consigliamo l’ascolto di “How to grow up moustache”: sound aggressivo e potente, che contrasta la leggerezza di altri brani, tipo “Pinguins or Igloo”. L’album viene particolarmente apprezzato dalla critica, caso raro per un’opera prima, e consente al gruppo di esibirsi in giro per l’Italia e l’Europa. A tre anni di distanza, il secondo album “Erebus”, pubblicato nel 2015 e cooprodotto da Piccola Bottega Popolare e MarteLabel: un concept-album che narra la storia di tre schiavi mandati su un’isola dell’Antartide, dove scienziati pazzi compiono esperimenti sugli animali e l’ambiente. Trattasi di denuncia a stampo ambientalista o di reminiscenze infantili dello zoo di Fasano?
In entrambi i casi, anche questo secondo album è apprezzato dai critici e ha già due video all’attivo, per i singoli “Solar” e “Goodbye Zero”. A settembre, la band partirà anche per un tour europeo che toccherà varie città, tra cui Berlino, Amsterdam e Bruxelles. Prossimamente, in Italia suoneranno il 14 maggio a Napoli, il 31 maggio a Segrate (MI) e il 1 giugno a Torino.




Il succo di kiwi è finito, tre ore sono passate e Leo ci offre dei bastoncini di pesce. Oltre che di musica, abbiamo parlato di case in affitto umide e infestate da blatte, maniaci che spiano le ragazze dalle finestre, nostre esperienze personali tra la commedia e la tragedia. Concludo il post confermando l’apprezzamento delle KreTine nei confronti del gruppo, che continueremo a seguire e sostenere.

Per maggiori info sui Moustache Prawn segnaliamo il sito Internet:
                               http://www.moustacheprawn.com/
e la pagina Facebook:

giovedì 7 maggio 2015

PROFESSIONE WEBSTAR: LA VERGINE D'ORECCHIE

Nell’era dei social, una nuova figura è comparsa a dare un senso alle nostre giornate: la star del web! Abbiamo quindi deciso di addentrarci nella giungla della Rete per conoscere meglio queste strane entità e siamo partiti da La Vergine d’orecchie, youtuber e non solo, che ci ha colpito in primis per il nome, poi per la follia dei suoi video. Tutto parte quindi da un semplice messaggio, a cui è seguita un’e-mail fiume, che abbiamo deciso di pubblicare integralmente dato l’elevato tasso di risate assicurato…  


Messaggio: "Ciao Vergine, siamo il Blog delle Kretine. Ti andrebbe di fare due chiacchiere con noi per fare un articolo su di te?"

Con un nome del genere e questi presupposti come potrei rifiutare???
Poi si sa, sono un bel po' egocentrico, mi sento un po' Marilyn dentro, quindi "bene o male, l'importante è che si parli di me". Sicchè eccomi qui a scrivere un'enciclica sulla mia esistenza. E senza domande specifiche, senza ancore di salvezza a cui aggrapparmi sono costretto ad andare alla deriva e lasciarmi trascinare dalla corrente dei miei pensieri. Preparatevi perchè sarà come fare rafting a bordo di una paperella gonfiabile.

Dunque. Ciao. Partiamo coi saluti, che l'educazione ci sta sempre. Se per cause di forza maggiore devo cominciare a raccontare chi sono, facciamola semplice: sono un cretino. Umano (almeno al 76%) e pirla, con qualche spruzzetto di coglionaggine a colori. Che faccio? La qualunque! Principalmente video scemi su argomenti a caso. Dal prendere per il culo la vita dei gay nel loro quotidiano (e soprattutto nel mio) a ricette arrangiate con quello che ho in frigo, passando per canzonette canticchiate a casa, spaziando per risposte insensate a domande inutili, tutorial di fitness in compagnia di un gemello malvagio e fancazzista fino ad arrivare a recensioni random di film ancora più random. Tiè. Le ho fatte tutte. Penso mi manchi soltanto fare una rubrica di giardinaggio, ma viste le condizioni pietose del mio basilico magari è meglio se comincio a dedicarmi al sumo figurato.
Direi che così abbiamo concluso in breve la descrizione su di me.



E adesso di che parlo?

Ecco, vedete è questo il mio più grande problema: quando ti butti su internet così, senza una rete di salvataggio o un paracadute o un “Lines seta ali vive” che ti protegge, finisci molto male! Le persone pensano che tu sia davvero così tanto deficiente...Beh sì ok, lo sono...Ma nei video tendo ad esagerare un pochino... Però non tutti se ne rendono conto e credono che anche dal vivo riesca a produrre una raffica di stronzate infinita esattamente come nei video. Per carità, ci riesco benissimo... Però nei video è un po' diverso: io mi siedo, ci penso, cerco le parole più adatte, cancello (cazzarola ho cancellato tutto!), riscrivo, (ma che è sta roba?), scrivo di nuovo (ok è tardi registra!), ho la voce da Fausto Leali con la laringite, schiarisci la voce, rifai (ma che cavolo ho scritto?), non ha senso, riscrivi, mancano due ore, ok registra e buona la prima, taglia, cuci, copia, incolla, salva, salta la corrente, mapporca...., ritaglia, non è preciso, sticazzi, salva, prega le divinità, andata, carica, mynkja l'immagine di anteprima!, foto, photoshop, salva, carica, titolo, pubblica, datemi della vodka!!!
Poi nella vita reale: "Ma parlami di te"... BIIIIIIIIIIIIIIIIIIP. Linea piatta. 

Sapete che a volte mi chiedo: "Ma chi me l'ha fatto fare?!"
Poi mi guardo in faccia e capisco. In effetti non avevo molta scelta: o questo o il Teletubby. Ma non mi lamento alla fine. Prima di cominciare la mia carriera di asceta auricolare ero una tale noia... Davvero, lo direste mai? Ero una persona completamente diversa. Poi dopo la fine di una luuuuuuuuuunga relazione buia e tempestosa mi sono ritrovato nel magico mondo della depressione. Una noia infinita. Se prima a star da solo mi sentivo triste e infelice, figurati nel girone dei depressoidi... Erano talmente presi dalla depressione che manco avevano il wifi per guardarsi un film in streaming! Quindi ho detto NO a loro e al colesterolo, SI a rimettermi in sesto e al pollo arrosto dell’Esselunga. E da allora ho deciso di cambiare. Città, modo di fare, di pensare, di vivere, di vedere le cose...tutto! Quel che si dice "lavorare su se stessi" insomma. E da lì è sbucata fuori sta personalità multipla che sprizza coriandoli e glitter. L'altra personalità è un pelino più pacata, per controbilanciare... Sai andare in posta a pagare le bollette facendo partire la Festa dell'Uva magari non è opportuno e lì entra in gioco la seconda personalità che mi spara un sedativo nel collo con una cerbottana e prende il sopravvento. Col tempo mi sto rendendo sempre più conto che entrambe le personalità si stanno fondendo in un’unica entità supercretina, ma a dirla tutta la cosa non mi dispiace affatto. Ho trovato un particolare equilibrio nella mia persona che mi consente di sopravvivere in questa città di freddolosi indaffarati (Milano, per chi non lo sapesse). Per farvi un esempio. Se nell’era pre-Vergine, ti avvicinavi e mi rivolgevi la parola facevo come Albus Silente: sparivo nel nulla aggrappato agli artigli di una fenice dorata. Adesso invece sono io il primo a rivolgere la parola a chi non ha tempo nemmeno di dirti “ciao” e mi ritrovo a fare amicizia con chiunque… Ma proprio chiunque! Dalla cassiera dell’Esselunga (Paola, che ha una figlia appena diventata maggiorenne, va a correre al Parco Nord con il cagnetto, le piacerebbe fare un corso di aerobica e pur facendo la cassiera indossa sempre i tacchi perchè fa più donna) al meccanico rumeno (Rafiki, io lo chiamo così perchè non ho mai capito il suo nome, arrivato in Italia senza un soldo a bordo di una bicicletta, adesso ha 2 officine multifunzionali, è riuscito a comprare casa l’anno scorso e ad ottenere la cittadinanza, litiga con Fastweb che gli stacca internet ogni 2x3 e ti presta i cavi per la batteria della macchina solo se gli lasci un documento perchè gliene hanno già fregati 5 paia e adesso non si fa più fregare).
Quindi in un certo senso finire su Internet contro la mia stessa volontà è stato molto terapeutico per me, mi ha aiutato a combattere la mia naturale tendenza all’assoluta repulsione della razza umana e mi ha fatto diventare l’imbecille che vedete. E se ancora non mi avete visto, PENTITEVI e andate subito ad iscrivervi al mio canale!

La questione Verginità. Sembra che questo sia il 4° segreto supremo di Fatima… Oh, non c’è una persona che ci creda! Eppure è la verità… Non solo le orecchie sono rimaste intonse, ma dopo tutti questi anni di totale e completa astinenza, anche altri orifizi hanno riacquistato l’eterna castità. Per forza di cose… se so’ rimarginati i buchi!
Ed è un bene. Non pensate male… Al giorno d’oggi si riduce sempre tutto al sesso e alla sessualità e si perdono di vista alcune cose piccole e semplici come il piacere di stare soli con se stessi. Un briciolo di Verginità non fa assolutamente male…Poi ok, io l’ho fatta diventare la mia ragione di vita, ma questa è un’altra storia…
Mi manca il sesso?! In realtà no. Più che altro mi manca l’affettività. Quello si… L’avere qualcuno che ti aspetti a casa anche solo per sapere come sia andata la tua giornata, quel qualcuno che quando non ne puoi più non dice niente e ti abbraccia “forteforteforte” fino a che non ti calmi un secondo…quello mi manca un po’! Ma anche qui, non lo sento come assolutamente necessario. Più che altro per tutto quello che ho detto prima. Ho imparato a volermi molto bene (anche troppo!) da solo e questo ha fatto in modo che io possa bastarmi. A volte mi sono anche un po’ troppo invadente…voi nemmeno ve le immaginate le litigate che faccio con me stesso! Ma alla fine ci vogliamo bene e ci sopportiamo così come siamo… (“Pronto buongiorno, è il Centro di Salute Mentale? Salve… vorremmo segnalarle un soggetto pericoloso in via della Pazzia 54, terzo piano. Si fa chiamare Vergine D’Orecchie e dice di essere fidanzato con se stesso. Rinchiudetelo per sempre. Grazie… Tante care cose anche a lei, signore…”)
Che stavo dicendo? Ah si… Dicevo che alla fine mi basto. Non sono alla ricerca di un ragazzo giusto per avere qualcosa da fare nei tempi morti della giornata (ad avercene!) o per la malsana voglia di ricercare qualcuno che possa in qualche modo sopperire alle mie mancanze psicoemotive. E tantomeno sono alla disperata ricerca di un soggetto del genere! Se avessi voluto fare da badante ad un elemento del genere sarei diventato assistente sociale e non youtuber…
Sicché. continuerò a star benone con me stesso e a vivere la mia vita felice e psicopatica in tutta serenità. Se un giorno una persona che sta bene con se stessa e ha una sua vita fatta e finita deciderà di condividerla con me, magari valuterò la questione. Basta che non mi rompa le balle che ho da fare…



E che altro dirvi, Kretinette mie?! Ho tantissime idee per il canale, una meno probabile dell’altra… Ne partorisco talmente tante che a volte faccio fatica a stargli dietro! Probabilmente, come l’anno scorso, quest’estate mi fermerò un pochino metterò tutto in ordine così poi potrò affrontare il secondo, terzo* anno di attività serenamente. Eh ma io lo so che voi volete avere degli scoooooops! Come se non vi avessi già inquadrato, a voi… Posso dirvi questo però. Una decina di giorni fa LA3 TV mi ha selezionato per far parte del loro programma “1000 modi per alzarsi dal divano”, una specie di raccolta di tutorial presi dal Web che vanno in onda tutti i giorni sul canale Sky 163 e in diretta streaming sul loro sito. E dal 2 giugno saranno trasmessi i #VFitExpress e potete votarmi su Facebook a questo indirizzo https://apps.facebook.com/millemodiper/ (basta registrarsi col profilo Facebook -tranquilli, è sicuro… non pubblicano niente sulla vostra bacheca!- e mettere un cuoricino sulla mia facciona. Vi prego fatelo che devo battere un megamanzo super muscoloso che ha più di 1000 voti!!! Poi io ho già la coroncina da Regigno, mi merito di vincere solo per questo…nella categoria fitness…Santissima Me…). Nel futuro sto lavorando ad una collaborazione con un’altro youtuber, una specie di webserie/reality che vedrà protagonisti tanti altri youtubers e procederà in base al voto di chi ci guarda. Non posso dire di più sennò poi mi ficcano scatole intere di cotton fioc nelle orecchie, ma a Settembre scoprirete tutto!!!! Sto lavorando a dei progetti musicali che non hanno nè capo nè coda, una mia web serie (se così si può chiamare) che coinvolgerà altri youtubers e che ancora devo scrivere, ma riguarderà il magico mondo della follia, a breve collaborerò con StevePanda e LaContessa per un loro progetto video musicale dove mi trasformerò in Drag Queen… Insomma, di robine ce ne sono! So che volete saperne di più, ma dovete capire che tante cose si pensano e poi non si sa se verranno mai fatte! Quindi non è che posso dirvi una cosa e poi “ciccialculo” me la rimangio la settimana dopo… In ogni caso potete seguirmi su tutti i miei socials (e ce li ho tutti! Sto ovunque, come i cinesi…) così appena ci sono delle notizie certe le saprete immediatamente.

Io sono esausto… non so davvero più che dirvi! Ma vedete quanto mi avete fatto scrivere?!?!?!?!? Ma mannaggia a voi… La prossima volta preparatevi qualche domanda! Vi odio… No, non è vero… Siete adorabili, Kretinette!!!! =D

Io passo e chiudo, vi lancio bacetti a grappoli come fossero coriandoli al carnevale di Viareggio.
SMUACK!



*Secondoterzo: dico così perchè non tutti lo sanno, ma in realtà la Vergine esiste da più tempo di quello che appare su Youtube. Per un anno sono stato podcaster insieme ad un’altra Vergine, ma dopo ho continuato da solo su Youtube perchè mi stava un po’ stretto solo il podcast. Sentivo l’esigenza di metterci sta faccia da scemo in quello che facevo e quindi è nato il canale… Perciò il mio terzo anno sarebbe il quarto effettivo, di conseguenza è il secondo-terzo anno di attività…(Ma ha senso sta cazzata?! Ma che ne so, voi scrivetela che poi qualcuno un senso ce lo troverà prima o poi…)

Per seguire La Vergine D'Orecchie segnaliamo il sito www.lavergine.it e il canale Youtube www.youtube.com/laverginediorecchie?sub_confirmation=1

martedì 5 maggio 2015

90’s K-MEMORIES: IL CINEMA TRASH DI CULTO

Gli anni ’90 sono caratterizzati in Italia da un’ampia produzione cinematografica di stampo “sentimentale”, che sarebbe più giusto definire trash, per il “borgatarismo” che ne permea le trame, rendendo tali film dei nitidi esempi di comicità involontaria. I titoli da annoverare in questo filone sarebbero tanti, ma ci concentreremo su tre trash movies divenuti cult per varie ed inspiegabili ragioni, una delle quali è sicuramente l’aver traviato milioni di adolescenti italiani.

PICCOLO GRANDE AMORE Ambientato in un villaggio turistico della Sardegna, i protagonisti sono Sofia, principessa del piccolo regno del Liechtenhaus, costretta a fuggire per non dover sposare il goffo principe Frederick di Sassonia, e Marco, lo statuario figone locale di cui la principessa si innamorerà perdutamente.
Perché il film è divenuto un cult? Di certo non per la trama o le straordinarie interpretazioni dei protagonisti, ma per una scena: la principessa Sofia giace sulla spiaggia e ad un tratto scorge un manzo spuntare dalle acque della Sardegna sulle note di “Caribbean blue” di Enya, lo statuario Raoul Bova, forgiato da anni ed anni di nuoto. Tutte siamo rimaste shoccate da tale visione celestiale, peccato che sulle nostre spiagge al massimo spuntavano dal mare omaccioni pelosi e flaccidi, con tanto di catena d’oro al collo. Le KreTine ringraziano quindi Carlo Vanzina per questi 3 minuti di estasi, mentre hanno completamente rimosso i restanti 90.



PANAREA  Il film prende il titolo dall’isola in cui si intrecciano le vicende dei protagonisti, con improbabili storie d’amore a condire il tutto. Ricordiamo Pancrazio, soprannominato “piZellone” per le sue doti fuori dal comune, le sorelle Claudia e Maria, innamorate dello stesso ragazzo, Enrico detto “Sandokan”, o ancora il giovane e ricco Giorgio, la cui villa verrà devastata durante una festa selvaggia.
Perché il film è divenuto un cult? I motivi sono tanti, ma ci soffermeremo solo su uno: Alessia Merz…se lei è riuscita a recitare in un film, allora siamo tutte delle potenziali premio Oscar!



FAVOLA  È la storia di Teresa, giovane ragazza romana romantica e sognatrice, che un giorno incontra nel negozio di dischi in cui lavora il principe Alfonso, in fuga da una vita di palazzo che lo opprime. Tra i due nasce ovviamente una storia d’amore, che culminerà in un principesco matrimonio dopo la scoperta delle nobili origini di Teresa: la “borgatara” si scopre infatti essere una discendente dei reali inglesi!
Perché il film è divenuto un cult? Semplice, perché la protagonista è la nostra Britney Spears dei Parioli: Ambra Angiolini! Le sue battute con spiccato accento romano ci sono rimaste nel cuore, anche se la stessa Ambra cerca da anni di rimuovere il ricordo di questa sua esperienza cinematografica: una macchia incancellabile, cara Angiolini! 
Mi sono sempre chiesta se Ozpetek la scelse per recitare il ruolo dell’amica tossicodipendente in “Saturno contro” dopo aver visto il film: una domanda a cui non troverò mai risposta!




SUGGERIMENTI DELLE KRETINE: si sconsiglia vivamente la visione delle suddette pellicole oggi, perché quel poco di senso che avevano è legato al contesto in cui vennero girate: ciò che è nato negli anni ’90, negli anni ’90 deve rimanere!

domenica 3 maggio 2015

IL PRIMO MAGGIO ANDIAMO A TARANTO!

«Cosa facciamo il Primo Maggio?» è la domanda che mi è stata posta più spesso nelle ultime settimane dalle mie amiche KreTine, alla stessa frequenza di «Cosa facciamo a Capodanno?» dalla metà di novembre in poi. Il “comitivismo” moderno vuole infatti che le ricorrenze pagane siano celebrate facendo qualcosa, in genere partecipando ad un evento, altrimenti la ricorrenza in questione perde il suo valore originario e la vita della “comitiva” subisce un duro colpo, paragonabile solo al fidanzamento di uno dei suoi membri!
Se la mia adolescenza è stata segnata dal Primo Maggio a Roma, con levatacce alle 4 di mattina per raggiungere la capitale con autobus che neanche in Burkina Faso avrebbero il permesso di circolare, gli ultimi anni, quelli dei “quasi 30”, sono caratterizzati invece dal Primo Maggio a Taranto. All’ennesimo «Cosa facciamo il Primo Maggio?» la mia risposta è stata quindi: «Andiamo a Taranto, no?!?!».

La cosa che più mi ha convinto quest’anno a partecipare al Concertone tarantino, oltre agli artisti presenti (Subsonica, Caparezza, Marlene Kuntz, Mannarino, Velvet, Bud Spencer Blues Explosion e tanti altri che non ricordo, a causa della memoria resa labile da anni di psicofarmaci alternati a vodka), è stata la prospettiva di due giorni festivi successivi in cui riprendermi dalle fatiche di una giornata lunghissima tra caldo, ascelle sudate, bruciature da eccessiva esposizione al sole, vino bevuto qua e là e caviglie gonfie per balletti improvvisati.
Tre giorni prima dell’evento, prenoto quindi per me e le altre KreTine su uno dei bus organizzati per l’occasione. «Partenza prevista alle 10…e mi raccomando siate puntuali!!!» si raccomanda una delle organizzatrici: peccato che noi ci presentiamo alle 9:45, per poi riuscire a partire alle 11:30, con buona pace di Alma Mala che più volte minaccia in quell’ora e mezza di attesa di abbandonare tutto e tornarsene a casa.
Arriviamo a Taranto più o meno alle 13 e capiamo subito quale sarà il nostro nemico per la giornata: l’afa! Fa caldissimo, in più la marea di gente non aiuta, quindi optiamo per delle ottime Raffo fresche a 1 Euro (che senso ha andare a Taranto e non bere una Raffo?) e ci dirigiamo verso l’area concerto. Nel tragitto ci fermiamo anche in un bar dove la cameriera ha la brillante idea di portarci i caffé ordinati su un TAGLIERE, che ovviamente funge da scivolo per i suddetti caffé: alle 13:30 siamo già sporchi e puzziamo di caffè!

L’area concerto è un’immensa distesa di terra circondata da palazzoni, occupata da tante macchie colorate: persone, un’infinità di persone! Da buone KreTine, abbiamo pensato di portare tutto il necessario per trascorrere la giornata fuori, tranne una cosa: un telo su cui poter collassare in pace! Sfoderiamo quindi la nostra dote innata nel socializzare per infiltrarci in una comitiva che non solo ha tanti teli, ma anche un frigo portatile carico di alcool per la nostra gioia: ottimo colpo, KreTine!
Il concerto inizia alle 14 con i gruppi spalla, mentre noi ne approfittiamo per fare un giro in cui scopriamo l’esistenza di una pineta e ritroviamo gente che conosciamo sparsa qua e là. Alle esibizioni degli artisti, si alternano interventi su temi di grande interesse, che spesso non riusciamo a seguire a causa della gente strana che ci avvicina, tipo M. di Reggio Calabria, il quale ci prova subito con Alma Mala e prima cerca di palparle il culo, poi di leccarle il collo, per concludere con la sua personale teoria secondo cui gli omosessuali si riconoscerebbero dal loro tipico “accento gay”: un po’ come i milanesi, insomma!

Dovevo dirti molte cose” dei Velvet la cantiamo tutta e ritorniamo adolescenti per un attimo, poi ci dirigiamo verso i bagni chimici, cercando di evitare i mucchi di rifiuti e la gente sfatta già crollata al suolo. Cerchiamo disperatamente di recuperare amici persi, tra chiamate senza successo e messaggi frenetici. Intanto il sole cala e mentre riusciamo a trovare D., G. ed M., perdiamo A. che ci aveva salvato con la sua scorta di vino!
Aurora sogna” intonano i Subsonica ed è arrivato il momento di tornare tra la folla, perché dopo di loro ci saranno i Marlene, che eseguiranno brani del loro primo e storico album Catartica, e poi Caparezza: Abiura di me, Vieni a ballare in Puglia e monologhi come quello sull’italico “tutto e il contrario di tutto” culminato in “NObraino, SIbraino!”.

Dopo l’esibizione di Caparezza, si conclude per noi KreTine il Primo Maggio a Taranto: ci incamminiamo, o meglio ci trasciniamo, verso i bus che ci riporteranno a casa e speriamo che l’autista si decida a partire quanto prima! Alma Mala crolla dopo 10 minuti, così come il mio vicino di posto, la cui testa penzolante mi finisce spesso sulla spalla.

Il giorno successivo, scopriamo che eravamo in 200.000, ma il mio pensiero va solo a lui: M. di Reggio Calabria, il padre molesto della “teoria dell’accento gay”!