prova

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venerdì 12 giugno 2015

WANNABE A BLACK F.I.G.A: AMY WINEHOUSE

Ero una ragazzina paffuta. Lo sono sempre stata e non me n’è mai fregato niente. Anche se i ragazzini mi prendevano in giro, io mi giravo dall’altra parte e continuavo per la mia strada. D’altronde Etta James ed Ella Fitgerald non erano mica delle silfidi, ma spaccavano il culo a chiunque con la loro musica. Il grasso divenne un problema per me nel 2004 . Nel 2003 avevo pubblicato il mio primo album, Frank, che faccio fatica a riascoltare oggi perché non capisco come possa essere uscito da me (o meglio dalla me di oggi). A Frank devo tutto però: mi ha dato il successo e mi ha permesso di far conoscere la mia musica dopo anni di dura gavetta. Sempre a Frank devo l’acutizzarsi  dei miei disturbi alimentari. Quando i tabloid pubblicavano le foto della “grassoccia” ragazza di Enfield che stava scalando le classifiche inglesi, io iniziai a vedermi grassa e il peso un problema a cui non avevo mai pensato. Avevo dedicato anni a perfezionare la mia arte, la mia musica e ora venivo giudicata non per quella, ma per il mio corpo, come una qualsiasi modella da quattro soldi. Decisi che dovevo cambiare, che era necessario prendermi una rivincita su quei giornali spazzatura. Inizia a perdere peso, ma lo feci nel modo sbagliato, però ero contenta perché mi sembrava di stare meglio. Una sensazione di benessere solo apparente e che ben presto svanì.





Nel 2006 pubblicai Back to Black, il successo fu enorme e ne fui travolta. Ora ero magra, un modello da imitare per le ragazze, ma dietro quella mia magrezza c’era solo dolore. Provai a dimenticarlo con l’alcool, con la droga, ma quel senso di inadeguatezza non passava mai. Pensai di averlo superato grazie all’amore per Blake. Lo sposai pensando non ci saremmo mai lasciati, nel 2007. Nel 2009 arrivò il divorzio invece e cercai di superare il dolore della separazione con un seno nuovo: ancora una volta, cercavo di migliorare il corpo quando era l’anima da “aggiustare”. Quando seppi che Blake aveva trovato una nuova compagna, per me fu troppo e provai anche a riconquistarlo, ma love is a losing game. Allora cercai di trovare una consolazione nell’unico amore che non mi avrebbe mai tradito, la musica. Purtroppo gli eccessi avevano ormai consumato sia il corpo che l’anima. Provai a rimettermi in carreggiata, a pubblicare un terzo album, ma l’ansia era troppa e le attese del pubblico troppo grandi per me. Un giorno mi ritrovai sola a casa, ho alzato il gomito sì, ma quando mi sono addormentata non pensavo non mi sarei più risvegliata. Nel sonno mi sentivo leggera, le ansie superate, l’inadeguatezza un lontano ricordo. Se ci penso, fui io a decidere di non volermi più svegliare. Sono come la bella addormentata, ma non chiamatemi principessa: io ho l’anima nera, sono The Lioness,e come tale voglio essere ricordata!



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