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martedì 14 luglio 2015

MARCELLO CESENA E IL BARONETTO JEAN CLAUDE

Tutti ricordano il personaggio del baronetto Jean Claude in Sensualità a corte: i suoi litigi con Madre, finiti quasi sempre in tragedia; gli amori tormentati coi vari Renato (Batman), Stefano (Dart Fener), Armando (Diabolik), Titti (Robin Hood) e Diana (Wonder Woman); il rapporto complicato con la moglie Cassandra, che tenterà più volte di trasformare il baronetto in un campione di virilità, con risultati a dir poco scarsi. Un simpatico inetto di fine Settecento,  insomma.
Curiose di sapere le sorti dell’amato baronetto, le KreTine hanno deciso di intervistare l’attore e regista Marcello Cesena: dal suo passato coi Bronkoviz, alle esperienze come  regista con Diego Abatantuono in Mari del Sud e Aldo, Giovanni e Giacomo in Il cosmo sul comò. Un dilemma su tutti: riuscirà Jean Claude a coronare il suo sogno d’amore?  





Il personaggio di Jean Claude in Sensualità a corte ti ha reso celebre al pubblico più giovane. Le KreTine più attempate ti conoscevano e apprezzavano già ai tempi dei Bronkoviz, compagnia fondata con Maurizio Crozza, Carla Signoris, Ugo Dighero e Mauro Pirovano. Cosa pensi della comicità italiana di oggi, sempre più lontana dal teatro, dal cinema e dalla stessa tv e concentrata sempre più sul web?

Oramai, lo confesso, seguo più la comicità sul web che quella televisiva. Diciamo che la scomparsa dalla TV di gran parte dei programmi comici “storici” mi ha aiutato molto in questo. Trovo che il web sia un palcoscenico implacabile, perché quando guardi, per dire, una web-serie, sei solo e concentrato molto più che davanti alla TV. Quindi se la noia serpeggia, lo capisci subito.


Hai studiato alla Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Genova e debuttato in teatro accanto Giorgio Albertazzi nell’Enrico IV di Pirandello. Secondo te esiste una ricetta per riportare il pubblico più giovane al teatro?

La ricetta è puntare in maniera decisa ad un pubblico giovane. Mentre il teatro, come la televisione generalista d'altronde, ha continuato a puntare al pubblico degli abbonati, cioè ad un pubblica via via sempre più anziano, proponendo cose il più delle volte vecchie e brutte.


Come regista cinematografico hai diretto Diego Abatantuono in Mari del Sud (2001) e Aldo, Giovanni e Giacomo in Il cosmo sul comò (2008). Per un attore comico è complicato rapportarsi sul set a colleghi nel ruolo di regista? E ti vedremo presto a dirigere un nuovo film?

Per me è stato molto naturale il passaggio alla regia. In fondo, da regista e attore, io e gli attori dei miei film parliamo la stessa lingua e ci capiamo al volo. Spero di girare presto un nuovo film.


Hai diretto alcune tra le più note campagne pubblicitarie degli ultimi anni, con testimonial come Gigi Proietti, Fiorello, Luciana Littizzetto, Paola Cortellesi, Claudio Bisio e tanti altri. Hai mai ricevuto critiche da quegli ambienti radical chic che guardano spesso con disprezzo a tutto ciò che è “commerciale”? E come hai risposto nel caso?

Da moltissimo tempo, la pubblicità è considerata un linguaggio trainante per molte altre forme espressive. Di conseguenza, non esiste più alcuno snobismo in questo senso, anzi.


Per concludere, il “grande perché delle KreTine”: perché in Sensualità a corte il povero Jean Claude non giunge mai a coronare il suo sogno d’amore con un bel fustacchione, in pieno stile telenovela sudamericana (pensiamo al rimpianto Edoardo Palomo in Cuore Selvaggio)?


Jean Claude non coronerà mai il suo sogno d’amore, esattamente come Silvestro non mangerà mai Titti: è la loro natura!

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