Prima di iniziare, come preferisci essere chiamato: Daniele o Don? E cosa ne pensa Daniele del successo del suo alter ego Don Pasta?
Le
persone che mi conoscono sanno che nella vita privata “Don” scompare, diciamo
che è il patto di non belligeranza che ho fatto con lui. Ci sopportiamo a vicenda,
anche se gli eccessi di Don Pasta poi me li devo sobbarcare io nella mia
quotidianità. Tipo che lui mangia solo fritture con lo strutto e poi, quando
Daniele torna a casa, è costretto a mangiare minestrone e cicorie lesse per tre
giorni per purificare il corpo.
Il tuo motto è: “Se hai un
problema…aggiungi olio”. I tuoi spettacoli sono dei veri e propri “one man
cooking show”. Hai pubblicato nell’ordine “Food Sound System”, “Wine Sound
System”, “La Parmigiana
e la Rivoluzione ”
e in “Artusi Remix” ti confronti con l’eredità di Pellegrino Artusi,
istituzione in campo culinario. Hai “forse” una leggera passione per il cibo?
Come nasce? E per conquistare una KreTina, quale ricetta consiglieresti?
Il
tutto nasce per gioco, ma in verità penso di essere un predestinato. Da piccolo
facevo indigestione di calzoni e torte a ogni compleanno. La svolta è stata
andare fuori dal Salento per gli studi, a Roma e poi a Parigi, e osservare che
la gente mediamente mangia da cani, mentre in Salento il livello di consapevolezza
è altissimo. Da lì, ho capito che avevamo una ricchezza culturale, ancor prima
che gastronomica, da tutelare. Una ricetta romantica per sedurre una KreTina
non può che essere la parmigiana, leggera
e colorata.
Altra passione è quella per la musica.
Sei conosciuto e molto apprezzato come selecter, quindi ti chiediamo una
piccola selezione dei tuoi 3 brani che tutti dovrebbero ascoltare.
In
“Food
Sound System” lo scrissi, il mio momento più bello era quando tornavo
da scuola, scappavo alla Posta per recuperare il pacco di vinili comprato per
corrispondenza e poi mangiavo le orecchiette con le rape. Musica punk per cucina punk. C’era già tutto e tutto stava a
codificarlo. Come brani: Magnificient 7 dei Clash,
Public
Enemy number One di James Brown,
I
like That di Pete Rodriguez.
Sei sempre in giro per l’Italia e il
mondo con i tuoi spettacoli. Scrivi regolarmente per Repubblica, Left,
Manifesto e Slow Food. Nel tempo restante, pubblichi libri di cucina. Come fai
a coniugare tutti questi impegni? A noi puoi dirlo, non sei umano?
Il
problema è che questo lo faccio negli scampoli che mi concede mio figlio, che
non avendo capito che Don Pasta è un mestiere, non mi concede molto tempo. A
parte tutto, ho avuto la fortuna di ritrovarmi un mestiere improbabile, dalle
possibilità sconfinate, tanto quanto la sua indefinitezza. Ragion per cui, da
bravo autodidatta, mi diverto un casino a provare a fare cose che non so fare,
con alterni esiti.
Per concludere, ci aiuteresti a
risolvere i “grandi dilemmi della cucina amatoriale”?
Il primo: il sale nella pasta, prima o
dopo che l’acqua vada in ebollizione?
Il
sale dopo, che altrimenti ci metti di più per far bollire la pasta.
Il soffritto: arricchisce il piatto o
copre il gusto originale dei cibi (e va quindi evitato come la peste, come
suggeriscono illustri chef)?
Il
soffritto è l’anima della cucina italiana. Può sembrare surreale, ma il detto
di mia nonna “se hai un problema aggiungi olio”, ha un senso tecnico. Mettere
olio significa creare legami tra gli ingredienti, che altrimenti devi poi
creare con panne, creme, formaggi. E’ un sacerdote molto laico in certo senso.
Olio di palma e carne vengono descritti
come accadeva un tempo per l’uranio impoverito: fanno davvero così male?
Differenzierei
le due cose. L’olio di palma, come
ogni demonizzazione, subisce un processo eccessivo e per certi versi ridicolo.
Ma nulla toglie che è sintomatico di processi industriali nel cibo
assolutamente incuranti della salute, tanto più perché si parla di
alimentazione dei più piccoli. Per la carne, il discorso è diverso. Da salentini, ne mangiamo pochissima, avendo noi una
cultura spropositata di ortaggi e legumi, quindi sappiamo variare molto la
nostra alimentazione. Per questo quando poi ti mangi un piatto di carnazza è un
gran piacere.
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pro e contro?
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